Chiappetta, Diritto Canonico Commento (Italian)
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- On September 15, 2017
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19 pages Italian (File size 7.3 MB)
Chiappetta, Luigi
Il Codice di diritto canonico : commento giuridico-pastorale (Terza edizione)
Bologna: Edizioni Dehoniane Bologna – EDB , 2011.
The publisher Edizioni Dehoniane Bologna – EDB is one of the largest Catholic Publishing houses and the 3rd edition was published in 2011.
Table of Contents
Canon 1152
Italian. [2.1. Legitimate Separation, Perpetual]
(can. 1152. no. 4236(end)-4238, page 433) Si ha il perdono tacito, se il coniuge innocente, dopo essere venuto a conoscenza dell’adulterio, si comporti spontaneamente (non per forza o timore) con l’altro coniuge ‘con affetto maritale’, ossia con espressioni e atti d’intimita’.
Nel foro esterno. si presume il perdono, se egli ha conservato per sei mesi la convivenza coniugale, senza far ricorso all’autorita ecclesiastica. I sei mesi decorrono dal giorno in cui e’ venuto a conoscenza dell’adulterio. Considerata la praesumptio iuris trascorsi I sei mesi tocca al coniuge innocente provare di non aver dato il suo perdono.
Per se’, la parte innocente che intende separarsi definitivamente dal coniuge colpevole, DEVE RIVOLGERSI ALLA COMPETENTE AUTORITA’ ECCLESIASTICA. Non puo’ infatti procedere di propria iniziativa a una seperazione perpetua (Communicationes, 5 [1973] p. 87). La normativa di tali processi, giudiziari o amministrativi, e’ contenuta nei cann. 1692-1696. Conseguentemente, il can 1152, §3 fa obbligo al coniuge innocente, che abbia sciolto di sua iniziativa la convivienza, di deferire entro il termine di sei mesi la causa di separazione ALLA COMPETENTE AUTORITA’ ECCLESIASTICA, la quale, prima di iniziare il processo deve tentare, dove possibile, d’indurre il coniuge innocente a perdonare la colpa e a restabilire la convivenza coniugale.
A termine del can. 1692, §§ 2-3, per le cause di separazione si può adire anche il magistrato civile, salvo, evidentemente, che si tratti di un matrimonio che abbia soltanto valore religioso. La CEI ha stabilito che «di norma le cause di separazione tra i coniugi siano trattate avanti l’autorità giudiziaria civile, fatto salvo in ogni caso il diritto dei fedeli di accedere alla giurisdizione ecclesiastica quando essi siano legati da vincolo soltanto religioso o quando lo richiedano ragioni di coscienza» (DGMC 55).
L’adulterio non scioglie il vincolo matrimoniale. Lo dichiara espressamente il Concilio di Trento, Sess. XXIV, 11.11.1563, can. 7 (Denzinger-Schömetzer 1807).
English. [2.1. Legitimate Separation, Perpetual]
(can. 1152. no. 4236(end)-4238, page 433) Tacit forgiveness is presumed if the innocent spouse, after becoming aware of the adultery, spontaneously (not under duress or fear) behaves with the other spouse ‘with marital affection,’ that is, with expressions and acts of intimacy.
In external forum, forgiveness is presumed if the spouse has maintained marital cohabitation for six months without seeking ecclesiastical authority. The six-month period starts from the day the spouse became aware of the adultery. Given the praesumptio iuris, after six months, it is up to the innocent spouse to prove that they have not granted forgiveness.
In itself, the innocent party intending to definitively separate from the guilty spouse MUST REFER TO THE COMPETENT ECCLESIASTICAL AUTHORITY. They cannot proceed on their own initiative to a perpetual separation (Communicationes 5 [1973, p. 87, last cpv). The regulations for such judicial or administrative processes are contained in canons 1692-1696. Consequently, canon 1152, §3 obliges the innocent spouse who has unilaterally dissolved the cohabitation to bring the case for separation before the COMPETENT ECCLESIASTICAL AUTHORITY within six months, which, before initiating the process, must try, where possible, to induce the innocent spouse to forgive the fault and restore marital cohabitation.
Under canon 1692, §§ 2-3, civil magistrates can also be approached for separation cases, except when it is a marriage of solely religious value. The Italian Episcopal Conference (CEI) has established that “as a rule, cases of separation between spouses should be handled by the civil judicial authority, without prejudice to the right of the faithful to access ecclesiastical jurisdiction in any case where they are bound only by a religious bond or where reasons of conscience demand it” (DGMC 55).
Adultery does not dissolve the marital bond. This is expressly declared by the Council of Trent, Session XXIV, 11.11.1563, canon 7 (Denzinger-Schömetzer 1807).
Canon 1153
Italian [Temporary Separation, Other Causes]
(can. 1153. no. 4241-4242. page 434-435) IL Codice precedente enumerava una serie di cause, legittimanti la separazione, con la conseguente sospensione dei diritti e dei doveri coniugali:
— L’ascrizione ad una setta acattolica
— L’educazione acattolica dei figli
— Una vita criminosa e disonesta
— Una convivenza resa gravemente pericolosa per l’anime e per il corpo
— Una convivenza resa troppo dura per continui litigi, maltrattamenti, sevizie
L’enumerazione era soltanto esemplificava, poiche’ il can 1131 para 1, aggiungeva : haec aliaque id genus.
I suddetti motivi sono tuttora validi, anche se il nuovo Codice ha preferito formulare le norme in maniera piu’ generale:
— Se uno dei coniugi costituisca un grave pericolo, spirituale o corporale, per l’altro coniuge o per la prole
— Se, in altro modo, renda troppo dura la vita comune [note 2]
Questi motivi giustificano la separazione, che tuttavia, per se, DEV’ESSERE AUTORIZZATA dall’ORDINARIO DEL LUOGO( il Vescovo Diocesano: can. 1692, §2) mediante decreto, poiche essa, anche se motivate, non si reduce a un semplice fatto private dei coniugi. Per la natura stessa del matrimonio e per la sua rilevanza sociale e religiosa, richiede l’intervento della competente autorita’, negli stessi casi di separazione temporanea, anche allo scopo di evitare possibili decisioni arbitrarie o avventate. Se la cosa fosse urgente, e attendere la decisione dell’Ordinario costituisse un pericolo, il coniuge innocente puo’ separarsi anche di sua iniziativa, presentando nello stesso tempo formale istanza all’Ordinario.
Cessando la causa di separazione, si deve ristabilire in ogni caso la convivenza coniugale, tranne che l’autorita ecclesiastica disponga diversamente.
Note 2. Anche l’abbandono ingiustificato della convivenza coniugale può essere motivo valido per chiedere la separazione di diritto (quella di fatto esiste già), in quanto tale abbandono è causa di gravi conseguenze per il coniuge abbandonato e per la prole.
È motivo valido una malattia cronica e incurabile? È evidente che da sé non Io è, poiché fra i doveri degli sposi vi è anche quello di prestarsi aiuto e assistenza vicendevole nei momenti di bisogno. Perché sia un motivo legittimo, è necessario che la malattia costituisca un grave pericolo per il coniuge o per i figli; tale è ad esempio una malattia gravemente contagiosa oppure una demenza furiosa. Ma anche in tal caso, pur ammessa la legittimità della separazione, resa necessaria dalle circostanze, al coniuge infermo che versa senza sua colpa in uno stato di grave bisogno non deve mancare la debita solidarietà e assistenza, per dovere coniugale e per carità cristiana.
English [Temporary Separation, Other Causes]
can. 1153. Temporary separation
(Can. 1153, nos. 4241-4242, pages 434-435) The previous Code enumerated a series of causes that justified separation, with the consequent suspension of marital rights and duties:
– Affiliation with a non-Catholic sect
– Non-Catholic education of the children
– A criminal and dishonest life
– Cohabitation rendered gravely dangerous for the soul and body
– Cohabitation made excessively difficult due to continuous quarrels, mistreatment, abuse
This enumeration was only illustrative, as can. 1131, §1, added: “haec aliaque id genus” [these and other similar things]
These aforementioned reasons are still valid, even though the new Code preferred to formulate the norms in a more general manner:
– If one of the spouses constitutes a serious danger, whether spiritual or bodily, for the other spouse or offspring
– If, in other ways, it makes life too hard (note 2)
These reasons justify the separation, which, however, MUST BE AUTHORIZED by the ORDINARY OF THE PLACE (the Diocesan Bishop: can. 1692, §2) through a decree, as the separation, even if justified, does not reduce to a mere private matter of the spouses. Due to the very nature of marriage and its social and religious significance, it requires the intervention of the competent authority, even in cases of temporary separation, also to avoid possible arbitrary or hasty decisions. If the matter is urgent and waiting for the decision of the Ordinary constitutes a danger, the innocent spouse may also separate on their own initiative, simultaneously submitting a formal petition to the Ordinary.
When the cause of separation ceases, marital cohabitation must in any case be reestablished, unless the ecclesiastical authority decides otherwise.
Note 2. Unjustified abandonment of marital cohabitation can also be a valid reason to request legal separation (de facto separation already exists), as such abandonment causes serious consequences for the abandoned spouse and for the offspring.
Is a chronic and incurable illness a valid reason? It is evident that by itself it is not, as among the duties of spouses is to provide mutual help and assistance in times of need. For it to be a legitimate reason, the illness must constitute a grave danger to the spouse or the children; such as a severely contagious disease or a raging dementia. But even in such a case, while admitting the legitimacy of the separation, made necessary by the circumstances, the infirm spouse, who through no fault of their own is in a state of grave need, must not be deprived of due solidarity and assistance, out of marital duty and Christian charity.
Canon 1692-1693
Italian [Schema]
page 241
LE CAUSE DI SEPARAZIONE DEI CONIUGI (CANN. 1692-1696)
5759
Schema
- Norme previe
- La procedura amministrativa
- La procedura giudiziaria
Nel Codice precedente non esisteva una normativa processuale specifica per le cause matrimoniali di separazione dei coniugi. Era detto semplicemente che, per tali cause, era possibile una duplice via: amministrativa, mediante il decreto dell’Ordinario del luogo, e giudiziaria, mediante la sentenza del giudice competente1 (cann. 1130-1131, Codice 1917), il quale applicava la procedura ordinaria e generale del giudizio contenzioso. Il Gruppo di Studio De Processibus intese colmare la lacuna, avvertita da più parti (Comm 4 [1972], pp. 65-69, nn. 11-16; 6 [1974], p. 42).
Le norme procedurali presuppongono quelle sostantive, contenute nei cann. 1151-1155 del De matrimonio, concernenti il dovere e il diritto della convivenza coniugale e i motivi che giustificano la separazione sia perpetua che temporanea dei coniugi.
5760
Italian, 1. Norme previe / previous
1. Norme previe
Can. 1692, § 1 La duplice via. Confermando la norma del Codice anteriore, il vigente Codice stabilisce che, salva una legittima diversa disposizione della legge particolare (legge diocesana o concordataria), la separazione personale dei coniugi battezzati può essere deliberata:
- Tanto per via amministrativa, con decreto del Vescovo diocesano (e non dell’Ordinario del luogo, come pure è detto per una svista nel can. 1153, § 1)
- Quanto per via giudiziaria, con sentenza del giudice competente.
La via amministrativa è più semplice e richiede meno formalità per cui, in genere, è da preferirsi a quella giudiziaria evitando gli inconvenienti della sua complessità e pubblicità. Contro il decreto del Vescovo, è possibile il ricorso a norma dei cann. 1732-1739.
Da notare. Le cause di separazione dei coniugi riguardano il bene pubblico. Di conseguenza, non è possibile per sé risolverle mediante giudizio arbitrale (can. 1715, § 1) e l’eventuale transazione privata delle parti non ha valore.
5761
Can. 1692, §§ 2-3 Il ricorso al foro civile. Le cause canoniche di separazione dei coniugi sono molto rare nella Chiesa, per cui alcuni organi di consultazione proposero di sopprimere l’intero capitolo De causis separationis coniugum: «Coniuges – dissero – numquam deferunt ad tribunal ecclesiasticum causas separationis» (Comm 11 [1979], pp. 272-273, can. 356). La ragione di questo comportamento dei fedeli sta nel fatto che le decisioni dei tribunali ecclesiastici, in tale materia, non hanno alcun riconoscimento civile nella quasi totalità degli Stati. I Consultori del Gruppo di Studio De Processibus ritennero, tuttavia, all’unanimità di non poter omettere il detto capitolo, per non lasciare in tal modo all’esclusiva competenza dello Stato le cause di separazione dei coniugi.
1° Anzitutto per un motivo di principio: la soppressione del capitolo, col rinvio ai tribunali civili, sarebbe stata in contrasto col can. 1671, nel quale si afferma senza limitazioni che le cause matrimoniali dei battezzati spettano iure proprio al giudice ecclesiastico. Tali cause comprendono anche le separazioni dei coniugi, poiché la convivenza dei medesimi non è un effetto puramente civile del matrimonio, ma una conseguenza diretta del vincolo sacramentale, che incide in modo determinante sulla vita degli sposi, l’educazione dei figli, l’attuazione della famiglia cristiana.
2° Altri motivi messi in evidenza dai Consultori:
- L’esistenza di matrimoni celebrati nella sola forma canonica, di cui lo Stato si disinteressa
- La diversità dei criteri che ispirano la legislazione civile in materia di separazione coniugale, con motivi che spesso sono in contrasto con la legge divina
- Il fatto che la separazione ottenuta dallo Stato costituisce in genere la base giuridica per poter proporre la causa di divorzio.
1 Cfr. Pont. Comm. per l’Interpret. del Codice, 25.06.1932 (LE 1/1400)
page 243
Per tutti questi motivi, la Chiesa non può non affermare la sua competenza circa le cause di separazione personale dei coniugi: «Si contrarium statueretur, Ecclesia officium et ius suum abdicaret» (Comm 4 [1972], p. 66, n. 12, A, d).
5762
Il Gruppo di Studio si rese conto, per altro, dei gravi inconvenienti di una «doppia giurisdizione», ecclesiastica e civile (Comm 4 [1972], p. 66, n. 12, B); e dovette anche riconoscere la legittima competenza dello Stato circa gli effetti puramente civili della separazione coniugale, soprattutto di quelli economici. Decise pertanto di formulare le norme con una certa flessibilità (Comm 4 [1972], p. 67, n. 12, C):
1° In quei Paesi in cui la decisione ecclesiastica non consegue gli effetti civili oppure si preveda una sentenza civile non contraria al diritto divino, il Vescovo della diocesi di dimora dei coniugi, considerate attentamente le circostanze particolari, potrà concedere la licenza di adire al foro civile. La licenza concessa dal Vescovo potrebbe essere anche di carattere generale.
2° Se la causa – come avviene quasi sempre – verte anche sugli effetti puramente civili del matrimonio, il giudice si adoperi affinché essa, nei termini prescritti al § 2, venga deferita sin dall’inizio al foro civile.
5763
Norme concordatarie. Nell’art. 34 del Concordato fra la Santa Sede e l’Italia dell’11.02.1929 era detto espressamente: «Quanto alle cause di separazione personale, la Santa Sede consente che siano giudicate dall’autorità giudiziaria civile» (LE 1/1016). E l’art. 19 della Legge n. 847 del 27.05.1929, esecutiva delle norme concordatarie relativamente al matrimonio, prescriveva: «Le disposizioni del Codice Civile relative alla separazione dei coniugi restano ferme anche per i matrimoni celebrati davanti a un ministro del culto cattolico, quando siano stati trascritti». Di conseguenza, nell’art. 53 della Istr. della Congr. dei Sacramenti, in data 1.07.1929, era disposto: «Le sentenze e i provvedimenti relativi alla separazione dei coniugi, emessi dall’autorità civile, purché non contrari alla legge divina o ecclesiastica, hanno valore anche nel foro canonico» (LE 1/1101). A queste norme precedenti non vi è alcun accenno nell’Accordo stipulato tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana il 18.02.1984 (LE 6/8770-8780).
5764
Disposizioni della CEI. Nel DGMC ai nn. 54-55 (ECEI 4/2672-2673) si stabilisce:
No. 54: «L’assistenza che le comunità ecclesiali, sotto la guida dei loro pastori, sono impegnate ad assicurare ai coniugi perché la loro condizione matrimoniale sia vissuta in spirito cristiano (cfr. can. 1063) deve farsi ancor più sollecita nei casi in cui la convivenza coniugale attraversa momenti di grave difficoltà. In particolare, quando si verificano le situazioni previste dai cann. 1152 e 1153 si deve fare ogni sforzo per aiutare i coniugi in difficoltà a evitare il ricorso alla separazione, anche attraverso l’opera di consulenza e di sostegno svolta dai consultori di ispirazione cristiana. Resta fermo tuttavia che, alle condizioni previste dai canoni citati, i coniugi hanno il diritto di interrompere la convivenza, soprattutto quando la sua prosecuzione arrecherebbe di fatto grave danno ai coniugi stessi o ai figli».
55: «Di norma le cause di separazione tra i coniugi siano trattate avanti l’autorità giudiziaria civile, fatto salvo in ogni caso il diritto dei fedeli di accedere alla giurisdizione ecclesiastica quando essi siano legati da vincolo soltanto religioso o quando lo richiedano ragioni di coscienza In questi ultimi casi i coniugi interessati possono chiedere al Vescovo diocesano l’emanazione di un decreto (cfr. can. 1692, § 1) oppure rivolgersi al tribunale diocesano, il quale, costituito ordinariamente da un unico giudice, procederà con l’intervento del promotore di giustizia, ai sensi dei cann. 1693-1696».
5765
Italian, 2. La procedura amministrativa
2. La procedura amministrativa
La scelta della via amministrativa o giudiziaria dipende dalla deliberazione del Vescovo diocesano, ma anche dall’istanza presentata dal coniuge che chiede la separazione (cfr. Risposta della Pont. Comm. per l’Interpret. del Codice, 25.06.1932: LE 1/1400).
5766
1) L’istruttoria
Decisa la via amministrativa, occorre procedere all’istruttoria della causa, raccogliendo le prove necessarie per accertare la verità dei fatti esposti dalle parti. I motivi di una legittima separazione sono determinati nei cann. 1152 e 1153: adulterio, per la separazione perpetua; grave pericolo spirituale o corporale per l’altro coniuge o per la prole, oppure fatti e circostanze che rendono troppo dura la vita comune, per la separazione temporanea.
Nell’eseguire per se o per alium l’istruttoria, il Vescovo diocesano ha molta libertà, poiché nel Codice non sono stabilite norme particolari per la procedura amministrativa della separazione coniugale (potrebbero essere stabilite per diritto particolare: can. 1692, § 1). C’è da osservare il can. 50, nel quale è disposto che, prima di emettere un decreto, l’autorità competente deve fornirsi delle informazioni e della documentazione necessaria. Sarà comunque opportuno attenersi, con i dovuti adattamenti, alle norme stabilite per i processi contenziosi ordinari e orali: ascolto delle parti, esame dei documenti, escussione dei testi, ecc. (can. 1526 ss.). Trattandosi di cause di interesse pubblico, oltre che privato, è necessaria la presenza del promotore di giustizia (can. 1696).
5767
2) Il decreto di separazione
Dev’essere formulato per iscritto e contenere espressamente i motivi di fatto e di diritto su cui si fonda (can. 51). Il termine massimo è di tre mesi a partire dal giorno in cui si è ricevuta la legittima domanda (can. 57, § 1). Trascorso questo termine, se il decreto non sia stato emesso, la risposta si presume negativa ai fini della presentazione del conseguente ricorso (can. 57, § 2).
Il decreto va regolarmente notificato alle parti interessate, a norma del diritto (can. 54, § 2). Nel decreto – e similmente nella sentenza giudiziaria – bisognerà anche provvedere debitamente al sostentamento e all’educazione dei figli, a norma del can. 1154 (cfr. anche can. 1689).
Contro il decreto del Vescovo si può ricorrere a norma dei cann. 1732-1739, che regolano i ricorsi contro gli atti amministrativi in genere. Resta ovviamente l’obbligo imposto dal can. 1153, § 2, in caso di separazione temporanea: cessando la causa di separazione, si deve restaurare in ogni caso (in omnibus casibus) la convivenza, tranne che l’autorità ecclesiastica stabilisca diversamente.
Alcuni hanno sostenuto la possibilità di omologare in foro canonico una separazione consensuale avvenuta tra gli sposi per un accordo privato e risulta che alcuni tribunali di fatto l’abbiano concessa. Una omologazione del genere, tuttavia, sembra esclusa nell’ordinamento canonico.
Italian, 3. La procedura giudiziaria / judicial
3. La procedura giudiziaria
5768
Can. 1693 Processo contenzioso orale e ordinario. Nelle cause di separazione dei coniugi, deliberata la via giudiziaria, per sé è da seguire il processo contenzioso orale (cann. 1656-1670), tranne che una delle parti o il promotore di giustizia richiedano, per maggiore garanzia, il processo contenzioso ordinario (cann. 1501-1655), né il giudice può imporre di suo arbitrio la propria scelta, disattendendo tale richiesta’. È comunque da notare che, nelle cause di separazione dei coniugi, non è necessario che la sentenza di prima istanza sia confermata da un tribunale superiore: pur non passando in giudicato a norma del can. 1643, è esecutiva per se stessa la prima sentenza, se contro di essa non viene proposto appello (can. 1638).
5769
La procedura da osservarsi in sede di appello dipende dalla procedura seguita in prima istanza:
1° Se in prima istanza si è seguito il processo contenzioso orale, la medesima procedura sarà osservata in sede di appello.
2° Se invece in prima istanza si è seguito il processo contenzioso ordinario, in sede di appello si applicherà, servatis servandis, il can. 1682, § 2; vale a dire, il tribunale di appello:
- confermerà con un proprio decreto la decisione del tribunale di prima istanza
- Oppure, se lo ritiene opportuno o necessario, riesaminerà la causa secondo le norme del processo contenzioso ordinario.
English [Schema]
page 241
CAUSES OF SEPARATION OF SPOUSES (CANN. 1692-1696)
5759
Scheme
Previous rules
The Administrative Procedure
Judicial procedure
In the previous code there was no specific procedural legislation for Matrimonial Causes of separation of spouses. It was simply said that, for such cases, it was possible a twofold way: administrative, by the decree of the ordinary of the place, and judicial, by the judgment of the competent court (note 1) (cann. 1130-1131, code 1917), which applied the ordinary and general procedure of litigation. The Study Group De Processibus intended to fill the gap, warned by several parties (Comm 4 [1972], pp. 65-69, nn. 11-16; 6 [1974], P. 42).
Procedural rules presuppose those nouns, contained in Canns. 1151-1155 of the de matrimonio, concerning the duty and the right of conjugal cohabitation and the reasons justifying both perpetual and temporary separation of spouses.
(note 1) CF. Pont. Comm. for I’Interpret. of the code, 25.06.1932 (LE 1/1400)
5760
English, 1. Norms Previous
1. Previous rules
Can. 1692, § 1 the dual way. Confirming the norm of the previous code, the current code establishes that, save a legitimate different provision of the particular law (diocesan or concordatary law), the personal separation of the baptized spouses can be deliberate:
- By administrative means, by decree of the Diocesan Bishop (and not of the ordinary of the place, as it is also said for an oversight in the can. 1153, § 1)
- By judicial procedure, by judgment of the competent court.
The administrative route is simpler and requires less formalities, so it is generally preferable to the judicial route, avoiding the inconveniences of its complexity and Publicity. Against the decree of the Bishop, recourse under the cann is possible. 1732-1739.
Worth noting. The causes of separation of spouses concern the public good. Consequently, it is not possible to resolve them by arbitration (can. 1715, § 1) and any private transaction of the parties has no value.
5761
Can. 1692, § § 2-3 the appeal to the civil court. Canonical causes of separation of spouses are very rare in the church, so some consultation bodies proposed to suppress the entire chapter De causis separationis conjugum: “Conjuges – they said-numquam deferunt ad tribunal ecclesiasticum causas separationis” (Comm 11 [1979], pp. 272-273, can. 356). The reason for this behavior of the faithful lies in the fact that the decisions of the ecclesiastical courts, in this matter, have no civil recognition in almost all states. The consultors of the de Processibus Study Group, however, unanimously considered that they could not omit the said chapter, so as not to leave to the exclusive competence of the state the causes of separation of spouses.
1. First of all for a reason of principle: the deletion of the chapter, by referring it to the civil courts, would have been contrary to the can. 1671, in which it is stated without limitation that the Matrimonial Causes of the baptized belong to the ecclesiastical judge. Such causes also include separation of the spouses, because the coexistence of the same is not an effect purely civil marriage, but a direct consequence of the sacramental bond, which has a crucial effect on the life of the spouses, the education of children, the implementation of the christian family.
2. other reasons highlighted by the consultants:
- The existence of marriages celebrated in the canonical form alone, of which the state disinterested
- The diversity of criteria that inspire civil legislation on marital separation, with reasons that are often contrary to divine law
- The fact that the separation obtained by the state is generally the legal basis for bringing a divorce.
page 243
For all these reasons, the Church cannot fail to assert its competence about the causes of personal separation of spouses :”Si contrarium statueretur, Ecclesia officium et ius suum abdicaret” (Comm 4 [1972], p. 66, N. 12, a, D).
5762
The Study Group realized, moreover, the serious disadvantages of a “double jurisdiction”, ecclesiastical and civil (Comm 4 [1972], p. 66, N. 12, B); and also had to recognize the legitimate competence of the state regarding the purely civil effects of marital separation, especially economic ones. He therefore decided to formulate the rules with some flexibility (Comm 4 [1972], p. 67, N. 12, C):
1. in those countries where the ecclesiastical decision does not result in civil effects or a civil judgment is expected not contrary to divine law, the bishop of the Diocese of residence of the spouses, considering the particular circumstances carefully, may grant the license to bring the matter before the civil court. The license granted by the Bishop could also be of a general nature.
2. if the case – as is almost always the case – also concerns the purely civil effects of marriage, the court shall ensure that it, within the time limits prescribed in § 2, is referred from the outset to the civil court.
5763
Concordat rules. In Article 34 of the concordat between the Holy See and Italy of 11.02.1929 it was expressly said: “As regards the causes of personal separation, the Holy See allows them to be judged by the civil judicial authority” (LE 1/1016). And Article 19 of law no 847 of 27.05.1929, implementing the rules agreed on marriage, prescribed: “the provisions of the Civil Code relating to the separation of spouses remain still even for marriages celebrated before a minister of Catholic worship, when they have been transcribed”. Consequently, in art. 53 of the Istr. of Congr. of the sacraments, dated 1.07.1929, it was laid down: “judgments and measures relating to the separation of spouses, issued by the civil authority, provided that they are not contrary to divine or ecclesiastical law, also have value in the canonical forum” (LE 1/1101). There is no mention of these earlier norms in the agreement concluded between the Holy See and the Italian Republic on 18.02.1984 (6/8770-8780).
5764
Provisions of the CEI. In DGMC 54-55 (ECEI 4/2672-2673) establishes:
No. 54: “the assistance that the ecclesial communities, under the guidance of their pastors, are committed to ensuring to the spouses that their matrimonial condition is lived in a Christian spirit (CF. can. 1063) must be even more prompt in cases where marital cohabitation goes through moments of serious difficulty. In particular, when the situations foreseen by the Canns occur. 1152 and 1153 every effort must be made to help spouses in difficulty avoid recourse to separation, including through the work of advice and support carried out by Christian-inspired consultors. It remains firm however that, to the conditions previewed from the cited canons, the spouses have the right to interrupt the cohabitation, above all when its continuation would in fact cause serious damage to the same spouses or the children”.
55: “as a rule, the causes of separation between spouses are dealt with before the civil judicial authority, except in any case the right of the faithful to access ecclesiastical jurisdiction when they are linked by religious tie only or when reasons of conscience so require in these last cases the spouses concerned may ask the diocesan bishop to issue a decree (CF. can. 1692, § 1) or apply to the diocesan tribunal, which, ordinarily constituted by a single judge, will proceed with the intervention of the promoter of justice, according to the cann. 1693-1696”.
5765
English. 2. The Administrative Procedure
2. The Administrative Procedure
The choice of the administrative or judicial route depends on the deliberation of the diocesan bishop, but also on the request made by the spouse who asks for separation (CF. Pont’s answer. Comm. for the play. of the code, 25.06.1932: LE 1/1400).
5766
1) the investigation
Having decided on the Administrative Procedure, the case must be investigated and the evidence necessary to establish the truth of the facts set out by the parties must be gathered. The reasons for legitimate separation are determined in the Canns. 1152 and 1153: adultery, for perpetual separation; grave spiritual or bodily danger to the other spouse or offspring, or facts and circumstances that make common life too hard, for temporary separation.
In carrying out the preliminary investigation for himself or for alium, the Diocesan Bishop has a lot of freedom, since in the code there are no special rules for the Administrative Procedure of marital separation (they could be established by special law: can. 1692, § 1). Can be observed. 50, in which it is stipulated that, before issuing a decree, the competent authority must provide itself with the necessary information and documentation. In any case, it will be appropriate to comply, with the necessary adaptations, with the rules established for ordinary and oral litigation processes: listening to the parties, examination of documents, examination of texts, etc. (can. 1526 SS.). Since these are causes of public interest, as well as private, the presence of the promoter of justice is necessary (can. 1696).
5767
2) the decree of separation
It must be formulated in writing and expressly contain the grounds of fact and law on which it is based (can. 51). The maximum period shall be three months from the day on which the legitimate application was received (can. 57, § 1). After this period, if the decree has not been issued, the answer is assumed to be negative for the purpose of filing the subsequent appeal (can. 57, § 2).
The decree must be regularly notified to interested parties, under the law (can. 54, § 2). In the decree – and similarly in the judicial judgment-it will also be necessary to provide properly for the sustenance and upbringing of children, in accordance with the can. 1154 (CF. can, too. 1689).
Against the decree of the bishop can be resorted to according to the Canns. 1732-1739, which regulate appeals against administrative acts in general. Obviously the obligation imposed by the can remains. 1153, § 2, in case of temporary separation: if the cause of separation ceases, cohabitation must be restored in any case (in omnibus casibus), except that the ecclesiastical authority establishes otherwise.
5761
Some have argued for the possibility of homologating a consensual separation between spouses in canon law for a private agreement and it appears that some courts have actually granted it. Such an approval, however, seems excluded in the canonical order.
English. 3. Judicial procedure
5768
Can. 1693 oral and ordinary litigation process. In the cases of separation of spouses, deliberate the judicial way, per se is to follow the oral litigation process (cann. 1656-1670), except that one of the parties or the promoter of justice requires, for greater guarantee, the ordinary litigation process (cann. 1501-1655), nor can the judge impose his choice of his own free will by failing to comply with that request.’ However, it should be noted that, in the cases of separation of spouses, it is not necessary for the judgment of First Instance to be confirmed by a higher court: although it does not pass into res judicata under the can. 1643, the first judgment is enforceable for itself, if no appeal is brought against it (can. 1638).
5769
The procedure to be observed in the appeal depends on the procedure followed in the first instance:
1. if the oral litigation process has been followed in the first instance, the same procedure will be observed in the appeal.
2. if, on the other hand, the ordinary litigation process has been followed in the first instance, servatis servandis [observing all the norms of law], the can will be applied in the appeal. 1682, § 2; that is, the court of Appeal:
- will confirm with its own decree the decision of the court of First Instance
- Or, if deemed appropriate or necessary, will review the case in accordance with the rules of the ordinary litigation process.
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